Turkmenistan Coast to Coast

Siamo a Sarakhs, ultima città dell’Iran prima della frontiera con il Turkmenistan. Ci svegliamo nella nostra tenda nel momento in cui il sole scalda il nostro tetto e l’aria, come in una serra, diventa soffocante. Da subito, sono le otto del mattino locali, i raggi del sole ci lasciano intendere che la giornata sarà bollente.
Prepariamo la colazione scovando dalle scorte pane e marmellata. Sistemiamo le pesanti sacche sulle nostre bici e contiamo i litri d’acqua, sono dodici a testa, possono bastare. Controlliamo di non dimenticare niente e iniziamo a pedalare verso la frontiera che si trova lontana non più di tre chilometri dall’accampamento notturno. Varchiamo il primo cancello, sparisce l’asfalto e il vento alza la polvere. Il controllo delle autorità iraniane è sbrigativo a differenza di quello molto accurato effettuato da parte dei militari turkmeni. I volti sono già cambiati e i soldati ricordano i vietcong. Le persone hanno tratti somatici che racchiudono la mescolanza di Persia, Russia e Mongolia con occhi leggermente a mandorla, visi scuri e denti d’oro.
Pedaliamo, con le nostre teste avvolte da veli di cotone arabo su strade dissestate sciolte dal caldo. I villaggi sono distanti almeno quaranta chilometri l’uno dall’altro e in mezzo il nulla. Tra le basse case di un paesino ne notiamo una addobbata a festa con grandi teli colorati e tanta gente intorno. Ci chiamano con ampi gesti delle braccia. Ci sediamo con gli uomini, grandi masticatori di tabacco, a bere çay. Le donne, tutte colorate, ci fanno vedere la casa dove in una stanza, inginocchiata in un angolo, si trova la sposa completamente nascosta da un gran velo e vestita con un abito brillante. La lingua inglese scompare dalla comunicazione che perciò diventa molto gestuale e rispolveriamo qualche parola imparata in Turchia. Abbiamo solo cinque giorni per attravesare il paese. Il termometro raggiunge con estrema facilità i 45° e i dromedari sembrano a loro agio brucando le spinose piante che crescono nella sabbia. Percorriamo un centinaio di chilometri ogni giorno e ai tramonti crolliamo esausti vicino ad una fattoria, di fianco ad un magazzino oppure in minuscoli villaggi vicino alla ferrovia.
Siamo ben accolti e mangiamo con i turkmeni, a volte sopra un carro, altre su tappeti stesi in terra oppure di lusso su soppalchi rudimentali. La cena è una zuppa preparata dentro un grande pentolone e la fiamma è il fuoco che brucia in un angolo dell’aia. Si cena tutti dallo stesso piatto, prima si inzuppa il pane, poi si mangia il resto. Alla mente ci tornano i racconti dei nostri nonni anche guardando le cabine di legno, lontane da casa, usate come bagni. Pedaliamo in un deserto in cui non si vede mai la fine. Per mangiare qualcosa durante il giorno sfruttiamo l’ombra dei cespugli che non superano il metro d’altezza. Chi si nasconde il volto, non lo fa per imposizione della religione, anche qui mussulmana, ma per difendersi dal sole. Il sale si deposita sulle nostre sopra ciglia e sui nostri vestiti. Una sera troviamo un tubo da cui sgorga dell’acqua gialla proveniente da un pozzo e ci facciamo una doccia mentre gli amici ferrovieri, durante un incendiato tramonto, ci fanno lavare sotto una bottiglia di plastica usata a modello di contagocce. Sulla nostra strada incontriamo due grandi città e come di improvviso sembriamo rimbalzati di nuovo nel presente. Immensi boulevard per ricordano l’architettura sovietica. In città troviamo la stessa infinita ospitalità mangiando e dormendo su costosi tappeti nel salotto di un gentil business-men.
Qualcuno ci ha insegnato che non c’è dono più grande di un ospite inatteso e noi ci siamo sentiti a casa. Cinque giorni di deserto, centoventi ore di caldo nell’aria e nelle persone. Un sole talmente forte da poter illuminare un’anima. Il Turkmenistan, un veloce coast to coast, un ospite inatteso dentro il nostro viaggio.

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5 Responses to Turkmenistan Coast to Coast

  1. Anna Rita

    nella nostra cultura dove il lavoro, lo stress e i mille impegni, anche inutili, non ci fanno più apprezzare il DONO di un OSPITE INATTESO!

     
  2. Michele Poletti

    bravi anche a trasmettere le emozioni del viaggio… bello

     
  3. alberto forti

    grandiiiii
    ciao ragazzi

     
  4. facchinaggio

    Ottimo articolo, ne faro’ un punto di riferimento, chissa’ che quanto letto non possa aiutare anche me.

     
  5. last minute

    Complimenti per l’articolo, ma soprattutto per il viaggio. Che coraggio ragazzi!

     

Reply to Michele Poletti