In bici

In bici.. Perché?

In Bici perché ci sono sempre andato fin da quando avevo 3 anni e non ho più smesso. Beh sì, a 3 anni avevo il seggiolino privilegiato sulla bici di mio babbo, dietro di lui. All’asilo ci andavo così, sempre, con la neve o con il sole, protetto dalla sua schiena, con la mia visuale limitata a destra o a sinistra, mai al centro, o di qua o di la, mai davanti. Forse è per quel modo di percepire il mondo quando ero piccolo per cui non mi è mai piaciuto guardare e stare al centro, o da una parte o dall’altra sempre. Anche alle elementari ci andavo sulla sua bici, in una scuola del centro, con la strada ciottolata, strada ghiacciata, strada bagnata, strada da pedalata. Poi finalmente la mia bici, dovrei ricordarmi che modello fosse, come tutti i grandi amori dovrei ricordarmi la prima volta, ma non è così. Mi ricordo solo qualche ginocchio sbucciato, una BMX verde, una mountain bike bianca spruzzata di grigio argento, mi ricordo la bici da donna che rubavo a mia sorella,mi ricordo il senso di libertà ogni volta che pedalavo, perché è ancora lo stesso.
..Ah non sono mai stato un patito di bicicletta inteso come Sport, in bici andavo ad allenamento, ma di calcio. E’ il calcio che dai 6 ai 20 anni è stato padrone delle mie passioni. La bici non l’ho mai vista come il fine , ma il mezzo per fare altre cose, il mezzo per andare.
Ogni sogno nasce da qualche parte e il mio è nato a 14 anni in una Ravenna Assisi interamente in bicicletta, durante la prima uscita con gli scout . 3 giorni sulla bici nelle colline umbre, una carovana lunga 30 persone, scout davanti e guide qualche km più indietro. Era primavera e si respirava l’aria giusta, c’era allegria e spensieratezza, qualche capo che ci seguiva lasciandoci la giusta autonomia, le prime salitelle, qualche foratura, un po’ di pioggia, un panino su un prato, un fuoco acceso la sera per bivaccarci vicino, i calzini bagnati, le risate contagiose, la chiesa di San Francesco, una promessa Scout. Allora non avrei potuto saperlo e forse per anni è stato nascosto dentro di me, il desiderio di viaggiare su 2 ruote, alla velocità giusta, faticando dove serve, prendendo l’aria in faccia e il fango sulla schiena. Quel primo piccolo tour della Romagna e dell’Umbria mi aveva talmente divertito che qualche anno dopo, nel 2000, per il giubileo, abbiamo organizzato Ravenna – Roma ovviamente sul velocipede. 5 giorni, Appennini da scollinare e Tevere da inseguire, la scusa del Papa in piazza San Pietro, la vecchia E45, amici davanti e dietro, amici veri con cui si viveva insieme 24 ore su 24, fidanzatine compreso. Non è stato solo un colpo di fulmine, quei 5 giorni avevano firmato il pre-contratto, l’arrivederci, il preludio di questi 5 anni da Ravenna a Ravenna.
La passione per la bicicletta, lo capisco solo ora a quasi 30 anni, ha lavorato dentro di me come un battere, che da virus con il tempo si trasforma in anticorpo e si risveglia quando serve, quando è chiamato in causa. Ricordo quel giorno di svogliata apatia, sopra un tomo noioso di diritto commerciale durante la specialistica in economia, che chiusi il libro e dissi: “ Ho voglia di pedalare un po’, chi viene con me?” Era l’estate del 2006 ed erano passati 6 anni dall’ultima pedalata di qualche giorno. Volevo andare da Parma dove eravamo fino in Francia, poi in Spagna e poi insieme a Marco il mio “ Zio” romano, abbiamo deciso di puntare il Marocco, così, più per mettere la bandierina in Africa che per ragioni di sorte. Siamo partiti dopo solo qualche giorno dalla decisione, per la prima volta senza auto al seguito, con le bici da corsa cariche sul retro, troppo sbilanciate che quasi impennavano da sole. Che buffi, Marco appena partito è caduto perché non aveva confidenza con le scarpe agganciate ai pedali, la prima salita nell’Appennino ligure poi ci ha provato talmente che quando vedevamo una montagna giravamo dall’altra parte.. Eravamo tutto tranne che ciclisti. Poi però non riuscivamo più a stare fermi, volevamo solo pedalare.
In bici..Perché?
Non vi ho ancora convinto, lo so, ma ho tempo per spiegarvelo, giusto il tempo che ho ancora per capirlo..

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One Response to In bici

  1. santi massimo

    Siete fantastici,sappiate che noi vi seguiamo anche con la preghiera,qui a Gambellara nel mese di maggio vi affidiamo alla Madonna. Un abbraccio forte. Massimo e le vecchiette del Rosario.

     

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