Cambodia, dove vanno tutti e dove non va nessuno

L’alba è già lontana qualche ora, nonostante il sole a picco sulle nostre teste lo spettacolo dei templi di Angkor Wat è sublime. Siamo nella provincia di Siem Reap, nel Nord Ovest della Cambogia e anche le nostre bici rimangono a bocca aperta in mezzo alla valle dei templi più grande del mondo.
Angkor Wat è il famoso tempio centrale luogo di culto e potere e da il nome a tutta l’area tutelata come patrimonio dell’Unesco e senza dubbio a pieno titolo fra le dieci più belle meraviglie del mondo.
Seduto su scalini vecchi almeno un millennio, eretti quando il popolo Khmer da qui governava buona parte dell’Indocina, dal Vietnam all’attuale Malesia, oltre a immedesimarmi nella storia e a gustarmi la grandezza dell’arte, mi sorgono alcuni interrogativi.
Tra cinesi, australiani, giapponesi, russi e cambogiani, per visitare queste meraviglie si è obbligati a camminare in fila indiana, a scivolare in mezzo alla fiumana, ad aspettare ore per scattare una foto non “inquinata” dal cappellino di un turista.
Mi pongo domande sul turismo, sul turismo di massa, sulle milioni di persone che ogni anno arrivano in Cambogia per visitare questi templi, scattare una foto e poi uscire nuovamente dal paese, magari diretti verso una Thailandia, sicuramente più pronta della Cambogia ad accogliere centinaia di bus e voli charter.
Loro come me sono qui ad ammirare una creazione quasi divina seppur edificata dall’uomo, e la bellezza, nonostante questo imbarazzante sovraffollamento non può e non deve essere negata a nessuno. In ogni modo, un banale e lentissimo viaggiatore in bicicletta vi vuole offrire una seconda Cambodia, quella di oggi, come a ricordarci che anche l’Italia non è più solo Pompei o il Colosseo, ma siamo noi in questo momento, nelle nostre osterie, nelle nostre piazze, nelle nostre scuole, nelle nostre case.
E così lasciando le rovine dove anche Angelina Jolie in Tomb Raider ha cercato una via di fuga, vi potreste ritrovare nelle risaie più dolci del mondo, in mezzo a bufali giganti dalle corna nere che giocano con i cani in un acquitrino a bordo strada. E là dove non c’è nessuno, nessuno di Noi, finalmente incontrerete qualcuno, qualcuno di Loro, Khmer dal sorriso sdentato, dalla schiena ricurva, dai piedi scalzi, dallo sguardo sincero, così poco famosi ma così tanto veri.
Questo viaggiatore vi dirà quanto siano speciali i cambogiani, quanto siano ospitali, quanto siano onesti. Vi parlerà di una terra, una nazione molto più piccola dell’impero ai tempi di Angkor, ma di una bellezza sconcertante, una bellezza data dalla semplicità.
Un piatto di riso, una bevanda alla canna di zucchero, un carro trainato da buoi, una strada polverosa, un pastore di anatre, un intagliatore di Budda in legno, un incisore di cortecce, un venditore ambulante di gelato.
Cercate il luogo famoso, quello che vi suggerisce la guida, ma poi abbiate il coraggio di andare dove gli altri non vanno, così in viaggio come nella vita.
Ciao Cambodia di ieri e di oggi, preparati perchè arriveremo in molti.

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